Oggi parliamo di anima. Parliamo di un metodo che viene dal Giappone e che punta a riparare anziché buttare. Il kintsukuroi ci insegna ad amare il percorso anche nei nostri momenti traumatici e a trasformare le ferite in punti di forza per curare il nostro animo spesso affranto da ciò che ci succede o da ciò che viene detto dagli altri.
Kintsukuroi: il libro
Non è solo un metodo antico di visione della vita. Il kintsukuroi è anche un libro che racconta come questa arte (letteralmente si tratta di riparare le ceramiche rotte con malte speciali a cui vengono mischiate fibre d’oro) possa aiutare ognuno di noi a vedere le cose che ci accadono da un punto di vista diverso.
Se un vaso cade, potrebbe rompersi. Anzi, diciamo pure che nell’80% dei casi va in mille pezzi. In Giappone questi pezzi non vengono buttati, bensì riutilizzati per ricostruire il vaso o qualcos’altro.
I maestri di questa arte saldano i frammenti di ceramica con una pasta d’oro o d’argento che alla fine rende il prodotto ricostruito anche più bello dell’originale. Questo perché questa pasta speciale non va a nascondere le crepe, bensì va a dargli risalto.
Dalla fragilità nasce la forza
La metafora del kintusukuroi è riportata alla vita. Se qualcosa va storto, se qualcosa si rompe, non necessariamente è da buttare. Per espansione, se una relazione non funziona o ci accorgiamo che il lavoro che facciamo non ci soddisfa non siamo noi l’errore, non siamo deboli.
Noi siamo il vaso. L’ambiente in cui cresciamo, i nostri genitori, le nostre esperienze ci costruiscono. Arriviamo ad un punto della nostra esistenza in cui sembriamo completi all’esterno, ma spesso dentro già si nascondono crepe che rendono il nostro essere fragile.
Se ci lasciamo trasportare dalla negatività cadiamo dal piedistallo in cui siamo stati posti. Le crepe interne vacillano durante la caduta e all’impatto con il terreno il nostro animo va in mille pezzi. Sta a noi ricucire tutto con qualcosa di speciale, che brilli come l’oro.
Come praticare il kintsukuroi?
La risposta a questa domanda è: acquisendo consapevolezza. Ogni volta che cadiamo dobbiamo rialzarci e riprovare, magari guardando il problema da un’altra prospettiva.
Dobbiamo imparare ad essere più forti delle cadute e ogni volta mettere una bella pezza sul passato imparando da esso. In questo modo il passato diventerà esperienza per il futuro da utilizzare nel presente.
Kintsukuroi è una vera e propria filosofia che punta a mettere a fuoco le debolezze umane per renderle protagoniste di un cambiamento. Il metodo fornisce una chiave di lettura ad alcuni problemi che spesso si affrontano nella propria esistenza. Problemi che vengono visti dalla prospettiva sbagliata e quindi vengono affrontati nel modo errato.
Autore del libro
Tomas Navarro, autore del libro “Kintsukuroi, l’arte giapponese di curare le ferite dell’anima” è uno psicologo. Ama le persone pensanti, che sentono e spesso si disperano perché si interrogano su cosa non vada nella loro esistenza.
Navarro è anche il fondatore di un centro di consulenza per il benessere emotivo che lavora proprio sul riflettere sul cambiamento di rotta per ricostruire la propria vita dopo un trauma.
Tornando al libro – e al metodo – spesso è utilizzato come strumento per ricomporre amori spezzati (in particolare nelle terapie di coppia). Una delle leggende descritte narra dell’amore vero, quello che unisce le anime predestinate. Queste entità etere sono destinate ad unirsi sulla Terra: sono legate da un sottile filo rosso, che impedisce loro di perdersi anche quando deviano dal percorso.
Quando le due anime si incontrano, il filo potrà tendersi, ma mai spezzarsi. Esse potranno costruire un vaso, farlo cadere mille volte, ma ogni volta ricostruirlo proprio perché sono destinate anche al perdono.